Arte e cultura
Il nostro paese è davvero uno scrigno, di paesaggi e di opere
E questo scrigno, di quando in quando regala sorprese che arricchiscono le pedalate e la nostra cultura come in questo caso e come ci segnalano gli archeologi del ns staff.
Per chi è appassionato di arte si tratta di una rara opportunità.
E questo scrigno, di quando in quando regala sorprese che arricchiscono le pedalate e la nostra cultura come in questo caso e come ci segnalano gli archeologi del ns staff.
Per chi è appassionato di arte si tratta di una rara opportunità.
Infatto costoro, durante il mese di luglio, ogni mercoledì dalle ore 9.30 alle 16.00 al Museo Civico Archeologico di Bologna
potranno vivere una delle esperienze più affascinanti in cui possa
accadere di imbattersi tra le molteplici attività che ogni giorno
animano il “dietro le quinte” di un museo: osservare i lavori in corso
di un restauro aperto alla visione del pubblico.
Oggetto dell’intervento conservativo che prende avvio oggi, per concludersi tra circa 4 settimane, è una scultura funeraria a tutto tondo in pietra arenaria che raffigura un leone accovacciato con le fauci spalancate, proveniente dalla necropoli etrusca dei Giardini Margherita di Bologna e databile alla fine del VI secolo a.C.
Oggetto dell’intervento conservativo che prende avvio oggi, per concludersi tra circa 4 settimane, è una scultura funeraria a tutto tondo in pietra arenaria che raffigura un leone accovacciato con le fauci spalancate, proveniente dalla necropoli etrusca dei Giardini Margherita di Bologna e databile alla fine del VI secolo a.C.
L’operazione di recupero è resa possibile grazie all’intervento dell’Associazione Amici del Museo Archeologico di Bologna – Esagono, con il sostegno della Fondazione Carisbo e del Rotary Club Bologna Sud.
Gli Amici del Museo Archeologico da anni si impegnano infatti per migliorare la conoscenza e la valorizzazione delle collezioni permanenti del museo e la promozione della divulgazione della cultura archeologica.
Gli Amici del Museo Archeologico da anni si impegnano infatti per migliorare la conoscenza e la valorizzazione delle collezioni permanenti del museo e la promozione della divulgazione della cultura archeologica.
Il reperto, che aveva una funzione di segnacolo,
ovvero di lapide posta al livello del terreno per identificare con
esattezza il luogo di una sepoltura, è stato rinvenuto in corrispondenza
della tomba 192 e proviene dalle campagne di scavo dirette
dall’archeologo Edoardo Brizio tra il 1887 e il 1889,
in prosecuzione delle prime ricerche avviate nel 1876 da Antonio Zannoni
durante i lavori per la realizzazione del parco pubblico dei Giardini
Margherita, ricerche che avrebbero portato alla scoperta di una delle
più importanti necropoli di Bologna etrusca.
Fin dal momento del ritrovamento, la tomba a fossa e il suo corredo
mostravano segni evidenti di spoliazione. Il segnacolo funerario fu
rinvenuto infatti in due frammenti distaccati – la testa (h cm 25) e il
corpo che mostra una fiera accucciata (lunghezza cm 64, h con la testa
circa cm 64, h senza testa circa 41) – e in questo stato di
conservazione giunse nel 1889 nella sede dell’appena inaugurato Museo
Civico di Bologna. La testa fu ricoverata nel deposito, mentre il corpo
esposto nella Sala X del percorso di visita permanente che accoglie le
antichità etrusche scavate a Bologna e nei suoi dintorni fra la metà
dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento.
Lo scopo dell’intervento di restauro è di restituire la maggiore integrità possibile alla scultura, dopo averne pulito le superfici e consolidato la pietra. Il rimontaggio delle due parti congruenti verrà effettuato tramite un’operazione il meno invasiva possibile, che andrà ad integrare la parte mancante tra il corpo e la testa del leone, garantendo la solidità della struttura. Ma il recupero non è l’unico obiettivo. Occasioni come queste sono infatti preziose anche per compiere indagini diagnostiche e sperimentare nuove tecniche su aspetti legati ai materiali e alle strutture dei manufatti archeologici.
Lo scopo dell’intervento di restauro è di restituire la maggiore integrità possibile alla scultura, dopo averne pulito le superfici e consolidato la pietra. Il rimontaggio delle due parti congruenti verrà effettuato tramite un’operazione il meno invasiva possibile, che andrà ad integrare la parte mancante tra il corpo e la testa del leone, garantendo la solidità della struttura. Ma il recupero non è l’unico obiettivo. Occasioni come queste sono infatti preziose anche per compiere indagini diagnostiche e sperimentare nuove tecniche su aspetti legati ai materiali e alle strutture dei manufatti archeologici.
L’intervento sulla scultura si inscrive in una dimensione interdisciplinare che copre un ampio orizzonte di competenze appartenenti a professionalità differenti, interne ed esterne allo staff del museo.
La fase di avvio delle procedure di cantiere è partita da un’esplorazione preliminare condotta dagli archeologi del museo sulla struttura, sui dati di scavo, sugli aspetti stilistici del manufatto lapideo. L’accertamento sullo stato di conservazione del reperto è quindi proseguito con indagini multispettrali (luce radente, fluorescenza UV e VIL) che hanno consentito di escludere la presenza di decorazioni e sussistenze di policromie. Il progetto della struttura metallica di sostegno è ideato e realizzato dal laboratorio di restauro del Museo, cui si affiancherà l’intervento esterno di pulitura e consolidamento della scultura. Le operazioni saranno eseguite ogni mercoledì, nel mese di luglio, all’interno di un box-laboratorio posizionato fra le teche della sezione egizia del museo, per permettere al pubblico di assistere “in diretta” al paziente lavoro di restauro.
La fase di avvio delle procedure di cantiere è partita da un’esplorazione preliminare condotta dagli archeologi del museo sulla struttura, sui dati di scavo, sugli aspetti stilistici del manufatto lapideo. L’accertamento sullo stato di conservazione del reperto è quindi proseguito con indagini multispettrali (luce radente, fluorescenza UV e VIL) che hanno consentito di escludere la presenza di decorazioni e sussistenze di policromie. Il progetto della struttura metallica di sostegno è ideato e realizzato dal laboratorio di restauro del Museo, cui si affiancherà l’intervento esterno di pulitura e consolidamento della scultura. Le operazioni saranno eseguite ogni mercoledì, nel mese di luglio, all’interno di un box-laboratorio posizionato fra le teche della sezione egizia del museo, per permettere al pubblico di assistere “in diretta” al paziente lavoro di restauro.
La scelta della modalità di restauro a “cantiere aperto”,
già adottata in passato dal Museo Civico Archeologico, si rivela
particolarmente efficace come pratica di divulgazione e valorizzazione
dei beni culturali, per favorire la conoscenza del patrimonio artistico
conservato negli spazi museali e osservare dal vivo il lavoro dei
professionisti dei beni culturali che ogni giorno se ne prendono cura,
accrescendo nei visitatori la consapevolezza della complessità sottesa
alla conservazione e tutela.
I risultati delle indagini potranno inoltre consentire di acquisire utili prospettive di ricerca per lo studio della ritualità funeraria della Bologna etrusca.
La tipologia iconografica di questo segnacolo si distingue infatti per
la sua particolarità rispetto al contesto del territorio felsineo, dove è
documentata la presenza più diffusa di stele a ferro di cavallo. Nei
sepolcreti bolognesi sono noti solo tre esemplari di leoni funerari in
pietra a tutto tondo e la fiera rinvenuta ai Giardini Margherita ne è l’esemplare più completo.
Il felino, erede di una tradizione figurativa e scultorea che trova in
Etruria tirrenica e nel vicino Oriente i suoi prodromi stilistici, aveva funzione apotropaica per proteggere il defunto e come monito contro le violazioni da parte di predatori e malintenzionati.
Al termine del restauro, la scultura verrà ricollocata permanentemente nella Sala X, a preludio della grande mostra dedicata agli Etruschi che sarà allestita al Museo Civico Archeologico dal prossimo autunno.
L’équipe di lavoro è composta da: Elena Canè, Rocco Ciardo, Cristina del Gallo, Angelo Febbraro, Federica Guidi, Marinella Marchesi, Andrea Rossi (DI.AR – Diagnostica per i Beni Culturali).
L’équipe di lavoro è composta da: Elena Canè, Rocco Ciardo, Cristina del Gallo, Angelo Febbraro, Federica Guidi, Marinella Marchesi, Andrea Rossi (DI.AR – Diagnostica per i Beni Culturali).
(Fonte Carisbo)
Dalla Redazione Slow Bike Tourism
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